La pratica meditativa Tong Len sarà testata su un gruppo di 80 pazienti del reparto di oncologia dell’Ospedale Bellaria di Bologna
La sperimentazione partirà a febbraio e sarà condotta dall’equipe di Gioacchino Pagliaro, 58 anni, direttore del reparto di Psicologia clinica dell’ospedale Bellaria, che si occupa di meditazione da oltre vent’anni.
Verranno scelti 80 pazienti, a 40 dei quali, mentre continuano il normale processo di cure, sarà insegnata la pratica meditativa “Tong Len” (Il «Tong Len» -«Prendere e dare»- è un’antica pratica buddista utilizzata spesso anche come pratica per i malati terminali e non), mentre all’altra metà dei pazienti no, in modo da valutare le differenze.
Lo studio, a costo zero, durerà diversi mesi e, a distanza di tre e cinque anni, lo staff di medici analizzerà i pazienti per capire se ci sono stati cambiamenti, sia miglioramenti fisici che psichici. Una misurazione, questa, che avverrà prima, dopo e durante il test.
Da sempre i monaci tibetani conoscono l’efficacia della meditazione sulla salute dell’uomo e anche la scienza, sempre di più, ne sta oggi riconoscendo i suoi benefici e potenzialità.
Il Dalai Lama dal 1985 si incontra annualmente con neuroscienziati delle più prestigiose università del mondo, che ricercano e studiano gli effetti della meditazione sui monaci buddisti, con esami funzionali del cervello, pet e risonanza magnetica funzionale, applicate mentre meditano. L’ultimo testo sull’argomento si chiama Applicazioni cliniche della meditazione di Jon Kabat-Zinn e Richard Davidson, esperti in neuroscienze delle università del Wisconsin e del Massachusetts, che hanno studiato a lungo gli insegnamenti del Dalai Lama per capire come la meditazione influenzi il dolore, la salute e il benessere, e fino a che punto la nostra mente possa intervenire sulle malattie.
Nel libro Guarigione difinitiva , il potere della mente scritto da Lama Zopa Rimpoche ed edito da Chiaraluceedizioni, sono raccolte straordinarie storie di guarigione avvenute tramite questa pratica o altre pratiche specifiche di meditazione, capaci di mettere a frutto il grande potere curativo della mente.
La meditazione – spiega Daniela Palomba, docente di Psicofisiologia clinica all’Università di Padova – è una delle procedure di autoregolazione psicofisiologica, e può incidere sull’attivazione corporea, uno dei principali bersagli dello stress. Si è visto in diversi studi che durante la meditazione si creano determinati stati nell’encefalogramma, con prevalenza di onde alfa, tipiche dello stato di riposo. Inoltre, si mettono in equilibrio i rami simpatico e parasimpatico del sistema nervoso periferico, quello vegetativo che innerva cuore e sistema gastrointestinale. Questo equilibro garantisce la buona salute di questi organi. Allo stesso tempo, la respirazione lenta e profonda attiva il cervello e il sistema nervoso periferico in modo da predisporre l’organismo a reagire bene di fronte allo stress, o meglio, di fronte ad attivazioni emozionali, sforzi cognitivi, paura, nervosismo”.