Spesso mi viene chiesto: “Quale tipo di yoga stiamo praticando?”
Abbiamo sempre un gran bisogno di dare nomi, qualifiche, di confrontarci con amici che praticano altri tipi di yoga, di appartenere a gruppi definiti… e l’esperienza personale dove la mettiamo?
Buddha stesso esortava i suoi discepoli a non fare qualcosa solo perchè lo diceva lui, ma di sperimentarlo in prima persone e solo se lo si trovava di beneficio allora era bene continuare per quella via, altrimenti erano liberi di scegliere altre strade e altri maestri.
Credo non sia così importante etichettare con un nome, quanto ascoltare l’esperienza che stiamo facendo, il risultato che otteniamo, non in una settimana, ma in mesi e anni di pratica.
Io provengo dall’hata yoga classico che praticavo a 25 anni, sono passata per la yogaterapia che ho incontrato svariati anni dopo, la meditazione buddhista, la Medicina Tradizionale Cinese e lo shiatsu e nel frattempo ho trasformato e variato la mia pratica più e più volte: durante le due gravidanze, e ancora più tardi con la menopausa. Alcuni traumi e problemi fisici mi hanno costretto a modificare talvolta ancora le modalità della mia pratica quotidiana e così oggi dopo più di 25 anni, quello che trasmetto non è altro che l’insieme delle mie esperienze.
Nella nostra cultura tendiamo a favorire sempre l’energia yang. Siamo continuamente spinti a raggiungere, accumulare, espandere, accelerare, produrre, acquisire e guadagnare. Tutto questo finisce per lasciarci squilibrati , impoveriti e stressati. A volte anche lo yoga praticato in occidente va in questa direzione.
Praticare yoga oggi per me significa rallentare, rispettare i propri limiti e ascoltare la saggezza del nostro corpo e i feedback ricevuti, nutrire l’ energia yin più femminile e riportare equilibrio attraverso posture tenute più a lungo prevalentemente a terra e con attenzione costante al proprio respiro. In questo modo la muscolatura si rilassa e le contratture possono essere più facilmente rilasciate, e tutto ciò favorisce il raggiungimento di strati più profondi riequilibrando così il tessuto connettivo, i tendini, le ossa, le giunture e anche i nostri canali energetici (meridiani o nadi).
C’è chi per definire qualcosa di similare a questo oggi dà il nome di Yin yoga, per me è solo l’insieme della mia esperienza personale che non intendo trasmettere come unica verità ma come una delle tante vie percorribili dello yoga.
Om shanti